impariamo a usare correttamente un muscolo molto sottovalutato
Attività e respiro
Quante volte ci hanno ripetuto : “bisogna respirare bene durante l’esecuzione degli esercizi”.
Non ho mai prestato molta attenzione alla rilevanza di questa frase, durante gli allenamenti ho sempre fatto di testa mia dando per scontato concetti che scontati non sono per nulla.
Nello yoga la forza vitale è chiamata prana e la principale fonte di prana per gli esseri umani è l’aria.
Andrew Taylor Still, padre fondatore della filosofia osteopatica diceva: “tutte le parti del corpo sono in relazione diretta o indiretta con il diaframma.”
Andiamo ad approfondire, perché in realtà respirare correttamente non solo ci aiuta a prevenire gli infortuni ma a mantenere un buon equilibrio globale.

Come funziona il diaframma

Il diaframma è un muscolo molto particolare costituito da due cupole, destra e sinistra, con al centro una inserzione tendinea corrispondente al centro frenico. Separa la cavità toracica dalla cavità addominale. Si inserisce nelle prime tre vertebre lombari , formando i pilastri, e con le ultime coste fino alla xifoide.
Quando inspiriamo si abbassa e determina l’elevazione del torace e l’espansione della cavità toracica.
Le relazioni forti con le vertebre lombari inferiormente e con il sistema sospensore superiormente a livello cervicale fanno si che quando si contrae il diaframma ne aumenti la curvatura , rendendolo importante dal punto di vista posturale. Ogni disequilibrio influisce negativamente sulla funzionalità di queste zone.
I pilastri del diaframma creano delle arcate attraverso le quali passano: il muscolo psoas, il quadrato dei lombi e il trasverso.
Va da se che ogni contrattura di questi muscoli è un freno alla fisiologia del muscolo respiratorio e che nel lavoro mirato alla sua ottimale funzionalità non possono essere trascurati perché influenzano la biomeccanica dell’arto inferiore con lo psoas, del bacino con il quadrato dei lombi e della colonna lombare.
I muscoli che lavorano insieme al diaframma
La sua biomeccanica è influenzata da altre zone con le quali lavora funzionalmente durante il suo lavoro inspiratorio ed espiratorio :
- la testa e la zona cervicale con i muscoli sternocleidomastoidei e gli scaleni
- l’arto superiore con piccolo e gran pettorale
- colonna dorsale con gran dentati e romboidi
Si capisce quindi quanto possa essere rilevante un’ottima funzionalità diaframmatica nell’equilibrio globale del sistema muscolo-scheletrico.
Il centro frenico forma tre fori importanti attraverso i quali passano la vena cava inferiore insieme al dotto toracico (drenaggio arti inferiori, pelvi e sistema digestivo), l’aorta e l’esofago insieme ai rami del nervo vago (è un orifizio muscolare quindi uno spasmo di questo muscolo oltre a causare disturbi digestivi stimola in modo disfunzionale l’innervazione parasimpatica)..
I movimenti del diaframma
Il movimento del diaframma è di tipo elicoidale verso il basso avanti e fuori. Durante l’inspirazione avremo una precontrazione delle inserzioni parietali dei muscoli digastrici, senza spostamento del centro frenico, è un pretenzionamento. Successivamente le fibre del diaframma si contraggono incominciando dai pilastri, quindi regione posteriore, ne consegue un abbassamento del centro frenico. Infine la contrazione raggiunge la porzione anteriore e il centro frenico va in basso e avanti, diventa punto fisso attivando così le fibre muscolari alla periferia dello stesso che diventano attivatrici dell’apertura trasversale delle coste basse e starter dei muscoli intercostali; simultaneamente anche lo sterno si eleva e quindi le coste alte, aumentando il diametro antero – posteriore.
A questo meccanismo anteriore si aggiunge un meccanismo posteriore: in questa fase inspiratoria le vertebre lombari vengono richiamate in avanti attivando i muscoli spinali (multifido, epispinosi, trasverso spinosi) fino al rachide cervicale, attraverso i muscoli lunghi del dorso, angolare della scapola, trapezio superiore, sternocleidomastoidei e scaleni, che attivano prima e seconda costa e i muscoli inspiratori accessori che contribuiscono all’aumento del diametro antero-posteriore.
La fisiologia diaframmatica e lombare sono secondarie alla muscolatura addominale che risulta essere più o meno importante per il mantenimento e la discesa del diaframma.
Successivamente ad una fase inspiratoria si verifica una fase espiratoria. Si tratta di un movimento puramente passivo dato dal rilascio dell’iperpressione intraddominale, dall’energia accumulata dalle costole creata durante l’inspirazione e dall’elasticità della muscolatura addominale e del perineo.
Con un diaframma disfunzionale, i muscoli addominali possono alterare il loro schema di attività respiratoria, facendo sì che altri muscoli respiratori cambino la loro funzione e spesso vadano in sovraccarico.
Alcuni autori in letteratura suggeriscono che l’espirazione prolungata giochi un ruolo nel rilassamento con respirazione addominale lenta che è fisiologicamente vantaggiosa (per esempio influenzando positivamente il ritorno venoso, il flusso sanguigno e la frequenza cardiaca).

Se il diaframma non funziona correttamente
La disfunzione del diaframma può creare cattive abitudini respiratorie, alterare l’equilibrio fisiologico e avere effetti dannosi sull’interrelazione dei sistemi corporei come i sistemi gastrointestinale (ernia iatale, difficoltà digestive, stitichezza) , cardiovascolare( tachicardie, asma, falsi enfisemi) , linfatico (pompa per la circolazione di ritorno tramite l’azione di pressione-depressione sugli organi toracici e addominali) , a livello ginecologico (per la correlazione diaframmatica-perineale, il parto).
I sintomi che si rilevano più di frequente sono:
- dolore lombare alto/dorsale basso
- cefalee, gonfiori, dolore cervicale e toracico
- fame d’aria, non completa ossigenazione, ansia
Lo stile di vita moderno ci induce a respirare in maniera errata, superficiale con una mancanza di espirazione efficace. Sempre più spesso visito pazienti con una inspirazione toracica, che “trattengono” e non lasciano andare. Sempre più si ha difficoltà a “sentire” il proprio respiro.
Questo muscolo riveste grande interesse psicoemozionale per la sua relazione con le emozioni, per Lowen le emozioni si bloccavano a livello del diaframma il quale diventava il soggetto principale della terapia bioenergetica.
Trattamento
Prima di imparare correttamente a respirare, bisogna intervenire sul ripristino della corretta fisiologia ed eliminare sintomatologie associate.
Tecniche di rieducazione respiratoria vengono insegnate nella ginnastica correttiva, nello yoga e nella bioenergetica.
Un aiuto efficace arriva da parte dell’osteopatia che, attraverso il trattamento manipolativo osteopatico delle aree di collegamento anatomo-fisiologico del diaframma, si occupa di ripristinare la funzionalità e lo stato di salute perduti a causa di un trauma o di una patologia che hanno causato l’insorgenza di una disfunzione somatica. Si dimostra utile anche nella prevenzione e mantenimento dello stato di salute.
“Il corpo umano contiene al suo interno la capacità di guarire. Se questa capacità viene riconosciuta e normalizzata, si può sia prevenire che curare la malattia”.
